Nuovo Partner

Con grande onore e senso di responsabilità storica comunico che la Associazione Nazionale Turismo Open ha un nuovo Partner: la Fondazione Fossoli.

Ringrazio il Consiglio di Amministrazione della Fondazione Fossoli che ha approvato la mia richiesta di diventare Partner di ANTO. Un sentito ringraziamento alla D.ssa Manuela Ghizzoni, presidentessa della Fondazione, per averci concesso la bella intervista che potete trovare al link sottostante e per aver portato in CdA la mia richiesta.

Questo è i link all’intervista.

Antonio Capoduro
Presidente Associazione Nazionale Turismo Open

Cinto Caomaggiore (VE)

Ringrazio il sindaco di Cinto Caomaggiore, Gianluca Falcomer, per aver accettato questa intervista che intende offrire ai nostri lettori una sorta di guida turistica e valorizzare tutto il territorio nazionale partendo dai piccoli comuni. La Associazione Nazionale Turismo Open intende mappare ogni località per agevolare i turisti a essere consapevoli delle difficoltà che si incontrano quando si va a visitare luoghi più o meno importanti. La consapevolezza dell’accessibilità e delle barriere architettoniche chi si incontrano in ogni luogo e momento della vita quotidiana.

La storia di Cinto Caomaggiore e il suo significato storico

Cinto Caomaggiore è un luogo ricco di storia e cultura. Il territorio è caratterizzato dalle risorgive, veri gioielli naturali, e da un paesaggio che unisce la bellezza dei parchi al patrimonio storico. Durante il periodo risorgimentale, il paese ha vissuto le vicissitudini dei conflitti tra francesi, austriaci e lo Stato Veneto, passando attraverso diversi domini che hanno lasciato tracce nel tessuto urbano e sociale. La comunità cintese, nel corso dei secoli, ha sempre dimostrato grande resilienza e capacità di valorizzare le proprie risorse, rendendo Cinto un piccolo scrigno di storia e natura.

Accessibilità e inclusione a Cinto Caomaggiore

Come primo cittadino, vedo il nostro paese in continuo miglioramento sul fronte dell’accessibilità. Le chiese, gli edifici pubblici e molti esercizi commerciali sono stati adeguati per accogliere tutti, indipendentemente dalle loro capacità fisiche. Certamente, c’è ancora da fare, ma stiamo lavorando per abbattere le barriere architettoniche rimanenti e per sensibilizzare ulteriormente la comunità sull’importanza dell’inclusione.

Accessibilità ai parchi e sviluppo turistico

Il parco e i laghi del territorio cintese rappresentano un valore aggiunto straordinario per il turismo locale. Anche se Venezia rimane il cuore dell’attrattività turistica della provincia, credo che un turismo di prossimità possa partire proprio dalla valorizzazione della nostra natura incontaminata. Se dovessi incrementare il turismo, partirei dalla creazione di percorsi accessibili che combinino la storia, la cultura e la natura, come un itinerario tematico sulle risorgive e il loro ruolo storico e ambientale.

Turismo e disabilità

Con l’innalzamento dell’età media della popolazione, turismo e accessibilità devono andare di pari passo. Un territorio che si apre alle necessità di tutti, incluse le persone con disabilità, non solo dimostra sensibilità sociale ma si posiziona anche come destinazione turistica di qualità. Investire nell’accessibilità è un modo per rendere il turismo più inclusivo e per garantire esperienze memorabili a chiunque visiti il nostro territorio.

Bilancio di tre mandati come sindaco

Sono onorato di essere giunto al mio terzo mandato. Durante la mia guida, Cinto Caomaggiore è cambiato sotto molti aspetti: abbiamo migliorato le infrastrutture, potenziato i servizi sociali e avviato importanti progetti per la sostenibilità ambientale e lo sviluppo economico. La sfida maggiore è stata mantenere viva la coesione sociale in un periodo di grandi cambiamenti.

Tre luoghi da visitare a Cinto Caomaggiore

1. Le chiese, oratori e capitelli, con il suo fascino storico.

2. Il Parco e i suoi laghi, un luogo perfetto per chi cerca tranquillità immersa nella natura.

Un evento per sensibilizzare sull’accessibilità

Sarei assolutamente favorevole a organizzare una giornata intitolata “Tutti in carrozzina”. Questo evento sarebbe un’occasione per i cittadini di comprendere le difficoltà quotidiane che affrontano le persone con disabilità e per promuovere soluzioni pratiche per abbattere le barriere architettoniche.

Fiere e sagre con un’attenzione all’inclusività

Le fiere e sagre paesane di Cinto sono appuntamenti molto attesi. Informare l’Associazione Nazionale Turismo Open sarebbe un ottimo passo per ampliare la nostra platea e rendere questi eventi ancora più inclusivi.

La sfida di governare un piccolo paese

Governare un piccolo paese non è mai semplice: le risorse sono limitate, e ogni decisione ha un impatto immediato sulla comunità. Tuttavia, è anche incredibilmente gratificante vedere i frutti del proprio lavoro e l’affetto dei cittadini.

Chi è Gianluca Falcomer?

Sono nato a Portogruaro nel 1983 e vivo da sempre a Cinto Caomaggiore. Dopo gli studi, mi sono dedicato con passione all’Europrogettazione e al servizio pubblico, fino a diventare sindaco. Amo la natura, la lettura e la storia. Nel tempo libero, mi dedico alla musica, mi diletto con il pianoforte e ottoni, alla cura dell’orto, dove coltivo diverse varietà di piante, e alla promozione della cultura locale. Credo profondamente nell’importanza di preservare le nostre radici, guardando al futuro con ottimismo e spirito innovativo.

Reggia di Venaria Reale

Dove si trova

La reggia di Venaria Reale è una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997.

1658-1699: la Residenza di piacere e caccia
A metà del XVII secolo il duca Carlo Emanuele II di Savoia e la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours decidono di costruire un nuovo gioiello da aggiungere alla corona di residenze che circonda Torino. L’incarico di disegnare un luogo destinato al piacere e alla caccia viene assegnato all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte. Il progetto, di grandioso impatto scenografico, comprende il palazzo, il parco, i boschi di caccia e un intero borgo. La residenza nasce insieme ai giardini all’italiana e un gioco di sculture, e poi ancora: fontane, scalinate spettacolari e terrazze su più livelli, un Parco alto al piano del palazzo e un Parco basso al piano della Peschiera. L’intera composizione è resa unica dalla linea prospettica che taglia il Borgo e continua nel cuore della Reggia lungo il canale che collega la Fontana d’Ercole al Tempio di Diana.

1699-1798: il Palazzo dei Re
A partire dal 1699 l’architetto Michelangelo Garove progetta nuovamente il complesso della Reggia per darle un carattere più grandioso, secondo le ambizioni di Vittorio Amedeo II. I Giardini vengono completamente ridisegnati alla francese, con prospettive aperte sull’infinito e un nuovo respiro, come detta il gusto della più grande corte europea, Versailles. Intanto il duca diventa re: nel 1716 affida il progetto di ampliamento a Filippo Juvarra, che con la sua Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia, porta la Reggia tra i capolavori del barocco. Nel 1739 Carlo Emanuele III incarica Benedetto Alfieri di dare unità al complesso con un sistema di gallerie di comunicazione e ambienti di servizio, tra cui le scuderie e il maneggio coperto. La Reggia prosegue la sua vita di corte durante il regno di Vittorio Amedeo III e di Carlo Emanuele IV, fino al declino dell’Antico Regime.

1798-1999: il periodo militare e il declino
La trasformazione della Reggia in caserma comincia all’inizio dell’Ottocento dopo l’arrivo di Napoleone, la fuga e il successivo ritorno dei Re. Scompare il disegno dei Giardini, spianati in una piazza d’armi per le esercitazioni militari. Cavalli, cannoni e moschetti sostituiscono aiuole, fontane e sculture. Il complesso conosce le divise delle guerre d’Indipendenza e quelle dell’esercito italiano durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Tolto il presidio militare, la Reggia diventa preda dei vandali, che spogliano il palazzo di tutti i materiali riutilizzabili. Un periodo d’oblio riscattato dai generosi tentativi della comunità e della Soprintendenza dei Beni Architettonici di scongiurare l’irreparabile.

1999-2007: il cantiere di restauro
Il restauro della Reggia e dei Giardini è parte del Progetto La Venaria Reale, che include anche il recupero del Borgo Antico e del Parco della Mandria. Avviato nel 1999 dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Piemonte, con il sostegno dell’Unione Europea e del Ministero dell’Economia e la collaborazione della Provincia di Torino, del Comune di Venaria e del Comune di Torino, il progetto riporta alla luce affreschi, decorazioni e testimonianze archeologiche attraverso metodologie di intervento all’avanguardia. È la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa. 100.000 metri quadrati della superficie dell’intero complesso sono stati restaurati, 9.500 metri quadrati di stucchi recuperati, 1.000 di affreschi riportati alla luce. Gli ettari di Giardini già visitabili sono 50, 200.000 le nuove piantumazioni, 11 i milioni di litri d’acqua nella Peschiera, 4.500 i metri quadrati delle Scuderie Juvarriane. Viene compiuta la riqualificazione di un intero territorio alle porte di Torino.

dal 2007: la rinascita
L’inaugurazione – il 12 ottobre 2007 – restituisce al pubblico la Reggia e i suoi Giardini. L’architettura, la storia, il paesaggio, i moderni linguaggi artistici, capolavori d’arte e uno spettacolare ed evocativo allestimento sugli stili di vita del Seicento e Settecento offrono ai contemporanei lo splendore di una grande corte europea. Attraverso il percorso di visita, le mostre, gli spettacoli, i concerti, i convegni e i piaceri enogastronomici, la regalità e il piacere di vivere sono tornati di casa alla Reggia di Venaria.

Accessibilità alla Reggia di Venaria Reale

La Reggia di Venaria Reale e le zone destinate alle mostre temporanee, quali le Scuderie Juvarriane e la Sala delle Arti, sono prive di ogni barriera architettonica. La presenza di ascensori, rampe e scivoli agevola lo spostamento tra i vari corpi e i vari piani.

È consentito l’accesso in completa autonomia a persone in carrozzine e passeggini. Al punto di accoglienza sono disponibili sedie a rotelle (da verificare in loco). Potete trovare informazioni più dettagliate a questo link: https://lavenaria.it/it/visita/accessibilita/disabilita-motoria-passeggini

Ingresso principale

Rampe per la discesa al piano interrato

Pianta complessiva delle Reggia di Venaria

Immagine che contiene mappa, testo, schermata, Piano

Descrizione generata automaticamente

Pianta del piano seminterrato

Piano seminterrato

Ascensore del seminterrato per l’accesso al Piano Nobile

Ascensore al Piano Nobile

Ascensore al Piano Nobile per la salita all’ingresso
della mostra nella Sala delle Arti

Toilette al piano Sala delle Arti

Numerosi sono i bagni accessibili presenti lungo il percorso della visita

Ascensore della Sala della Arti al termine della mostra per la discesa al piano

Passaggi tra le varie sale del Piano Nobile prive di qualsiasi ostacolo

Ascensore dal Piano Nobile per la discesa alle Scuderie, al book Shop e alla Cappella Sant’Uberto

Rampe per l’ingresso nella Cappella Sant’Uberto e per l’uscita dalla Reggia

Accesso dal Book Shop alle scuderie Juvarriane

Ascensore di accesso alla Chiesa di Sant’Uberto

I giardini

Sono accessibili sia dal Piano Nobile della Reggia, dal book shop e dal cancello situato sotto l’orologio all’ingresso del complesso.

Accesso ai giardini dal Book Shop

Rampa per accedere ai Giardini dalla Balconata
del Piano Nobile

Ingresso per accedere direttamente
dalla piazza ai Giardini

Mezzi di locomozione

La presenza di ghiaietta nei vialetti dei giardini potrebbe rendere un po’ difficoltosa la movimentazione delle carrozzine, ma a disposizione del pubblico con difficoltà motorie, c’è la possibilità di utilizzare gratuitamente mezzi di locomozione elettrici sui lunghi percorsi in esterno.

Carrozzelle elettriche a disposizione dei visitatori all’ingresso sotto l’orologio

Trenino

Altra possibilità per la visita dei giardini è quella di effettuarla a bordo di un trenino  

Uscita dalla Chiesa di Sant’Uberto

Biglietteria

La biglietteria è collocata in un altro edificio, poco distante dall’ingresso della Reggia, in Via Andrea Mensa 34. Anche questi locali hanno la completa accessibilità.

Parcheggio Castellamonte in prossimità della Reggia

Ampi parcheggi sono disponibili presso la  Reggia: quello  più in prossimità  è il Parcheggio Castellamonte è disponibile a circa 200 metri dall’ingresso. Ci sono spazi riservati a disabili e un’apposita rampa di accesso per carrozzelle.

Non solo disabilità motorie

La Reggia di Venaria rende accessibile i suoi spazi non solo alle persone con disabilità motorie ma anche alle altre tipologie di disabilità: Qui di seguito le proposte di visita:  

La Reggia è raggiungibile da Torino grazie ad una linea dedicata Venaria Express, treno, mezzi pubblici e aereo.

Per indicazioni dettagliate consultare il sito https://lavenaria.it/it/visita/come-arrivare

Novità in occasione della Giornata Mondiale delle persone con disabilità sul nostro sito!

La giornata mondiale delle persone con disabilità viene celebrata dalla Associazione Nazionale turismo Open con una iniziativa che interessa tutti. L’introduzione di due nuove rubriche: la prima è un elenco di eventi culturali, musicali, artistici e ludici accessibili a tutti. La seconda rubrica si chiama: La parola ai sindaci. Ovvero come viene visto il problema della disabilità e dell’accessibilità dai primi cittadini di paesi e città. Questo è per dare spazio alle istituzioni di spiegarci cosa si sta facendo a livello locale su questi temi.

Sperando di fare cosa gradita ricordo a tutti che ANTO sta lavorando tutti i giorni a questi temi e ricorda che non basta la giornata mondiale della disabilità per ricordare a tutti dei problemi che tutte le persone con disabilità affrontano nella quotidianità. Bisogna parlarne sempre, tutti i giorni con la massima disinvoltura possibile. Solo in questo modo è possibile creare una reale integrazione.

Seguiteci sempre più numerosi!

Antonio Capoduro

Il museo del trenino a Firenze

Firenze è una delle maggiori città d’arte del mondo, ma Firenze non finisce mai di stupire, Firenze è bella di giorno come di notte; Giotto, Brunelleschi, Michelangelo, Botticelli ecc. hanno regalato a questa città un potere magico di incantare i visitatori di tutto il mondo di riempirsi gli occhi di bellezza.

Dove si trova

Ma Firenze non è solo arte, da pochi anni è anche sede del più grande plastico ferroviario d’Europa, con i suoi 280mq, laddove c’era un vecchio cinema fallito da anni, ora ha trovato questo capolavoro ferromodellistico interamente in scala H0, ovvero 1:87.

Da Piazza Santa Maria Novella per raggiungere il lato sinistro del Lungo Arno, a metà strada, esattamente in Piazza degli Ottaviani 28 si trova il museo del trenino.

L’emozione di trovarsi di fronte a un vero capolavoro di amore verso il trenino, l’emozione di rimanere incantati di fronte a scene di vita quotidiana in scala, c’è anche la scena di un crimine perché al curatore del plastico piacevano i gialli. L’emozione di trovarsi dettagli tanto precisi e curati esprimono tutta la maestria artigianale e la passione per i treni.

Il percorso di visita inizia con l’esplorazione del plastico ferroviario, protagonista di una coreografia poetica di luci, suoni e proiezioni ideate con cura dallo studio milanese Karmachina, in collaborazione con il curatore Alberto Salvadori, per accentuarne la resa scenica.

L’atmosfera all’interno del plastico percorre tutte le fasi del giorno e della notte accompagnate da un sottofondo musicale jazzistico della tromba di Miles Davis restituisce al visitatore una esperienza unica tutta da ammirare, oltre 70 treni che vanno, vengono si fermano alle stazioni, ai semafori tutti guidati da una cabina di controllo reale e fedele all’originale, vedere le gallerie elicoidali per fare salite incredibili in poco spazio, ponti, fiumi, automobili, persone.

Insomma il Museo del Trenino a Firenze è un motivo in più per visitare Firenze, pur con tutta l’arte e la storia presente nella città; anche il plastico ferroviario è un’arte. Quindi una meta fiorentina assolutamente da non perdere che è pensata con attenzione al coinvolgimento di ogni membro della famiglia che trasforma il visitatore in uno spettatore privilegiato di un mondo affascinante che si evolve nel tempo.

Il museo è interamente accessibile a persone con disabilità. Per accedere al museo è presente una pedana che permette di superare tre gradini all’ingresso. Essendo un ex cinema, per salire al piano superiore è presente un ascensore e un montascale dove è possibile visionare un documentario su come è nato il plastico e sul lavoro ingegneristico per il trasporto da Scandicci all’attuale localizzazione.

La sorgente del Bacchiglione (VI)

Una risorgiva, o fontanile, è una sorgente di acqua dolce di origine naturale, talvolta fatta emergere dall’uomo, tipica dei terreni di piana alluvionale come la Pianura Padano-Veneta.

Dove si trova

Il fiume Bacchiglione nasce ai piedi delle Prealpi vicentine e percorre un ampio tratto della Pianura Padana, attraversando due grandi città, Vicenza e Padova. Sin dall’antichità ha rappresentato un’importantissima via di comunicazione e le sue acque sono state sfruttate per molteplici attività produttive e commerciali.

Il nome antico di questo fiume era “Edrone”, come menzionato per la prima volta negli scritti di Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. mentre il nome attuale “Bacchiglione” potrebbe derivare dal verbo dialettale “bacajare” ovvero rumoreggiare, chiacchierare in continuazione, forse perché il gorgoglìo prodotto dall’acqua durante le piene è simile al vociare umano.

Nella Pianura Veneta, nell’area intorno a Dueville, le acque che scorrono in profondità incontrano strati di argilla impermeabile sempre più consistenti, che ne ostacolano il deflusso sotterraneo e che le “costringono” ad affiorare spontaneamente in superficie. In questo modo si formano le suggestive polle sorgive: piccoli avvallamenti in cui il perenne scaturire dei fiotti d’acqua origina un ruscello detto “di risorgiva”.  Alcune di queste polle, segnalate nella mappa delle Risorgive del Bacchiglione, sono visibili anche all’interno della nostra area! Scopri di più nella pagina “Visita le Risorgive”.

L’acqua delle risorgive ha diverse peculiarità: è limpidissima e, grazie alla sua temperatura costante (tra i 10° ed i 13°C), crea un microclima particolare perfetto per ospitare specie animali e vegetali non comuni nelle zone limitrofe.

Note sull’accessibilità

Come potete vedere lungo il percorso il terreno è ben battuto ed è abbastanza comodo per le persone in carrozzina. Ovviamente tutto cambia quando è bagnato.

Brescia: dalla Stazione FS a Piazza della Vittoria

Brescia è una delle città più accessibili della Pianura Padana, dalla stazione si può raggiungere il centro agevolmente a piedi grazie a una attenta cura comunale di eliminazione delle barriere architettoniche.

Tuttavia. per coloro che hanno difficoltà a muoversi è possibile arrivare dalla Stazione FS al centro della città attraverso la modernissima linea di Metropolitana dalla fermata Stazione FS alla fermata Vittoria direzione Prealpino (una fermata). Gli ascensori sono ampi e puliti.

ANTO ha intervistato Manuela Ghizzoni, Presidente della Fondazione Fossoli

Cortese Presidente Capoduro

Ecco le risposte alle sue domande.

Grata per l’opportunità, Le porgo i migliori saluti,

Manuela Ghizzoni

1° Le chiedo di tracciare le tappe che hanno spinto il fascismo ad individuare la località di Fossoli in provincia di Modena a creare un centro di prigionia militare e successivamente per gli ebrei? Perché proprio Fossoli?

Il Campo di Fossoli è stato inizialmente Campo per Prigionieri di Guerra e, successivamente, luogo di Concentramento per ebrei e prigionieri politici. Il sito fu scelto per ragioni logistiche: collocato al centro della Pianura Padana, era facilmente raggiungibile da tutta Italia e collegato al Brennero e all’Europa del Nord attraverso la linea ferroviaria Carpi-Verona-Brennero.

2° A Fossoli le condizioni di vita delle persone incarcerate, prima come militari poi come ebrei, poteva essere paragonato ad un campo di sterminio nazista oppure era leggermente meno pesante?

La condizione degli internati a Fossoli era migliore rispetto a quella dei campi di sterminio nazisti, nel senso che alcuni si trovavano a vivere la prigionia insieme ai familiari, contando quindi su un conforto reciproco; chi ne aveva la possibilità economica, poteva acquistare cibo allo spaccio; all’interno dello stesso settore di Campo, poi, gli internati potevano circolare abbastanza liberamente. Ma fortissimo era lo stato di angoscia – che traspare fortissimo nelle testimonianze scritte pervenute – per il futuro assolutamente incerto e, per chi era stato internato da solo, pesava la lontananza dalla famiglia e dagli affetti. Queste condizioni di vita in apparenza sopportabili rispondevano al progetto di non esasperare i prigionieri, comunque destinati alla deportazione verso i campi in Germania e Polonia.

 3° Nei Campi di Fossoli sono morte persone? Quante e per lo più chi erano?

A Fossoli hanno avuto luogo esecuzioni sommarie, come l’uccisione del prigioniero ebreo Pacifico Di Castro il 1° maggio 1944 e l’esecuzione di Leopoldo Gasparotto, uno dei capi della Resistenza lombarda, il 22 giugno 1944. Dal Campo, poi, furono prelevati 67 internati e assassinati nel poco distante poligono di tiro di Cibeno, il 12 luglio 1944: una strage efferata, che colpì selettivamente resistenti politici e militari, antifascisti di diverso orientamento (cattolici, azionisti, comunisti, monarchici e repubblicani).

4° Gli abitanti di Fossoli erano a conoscenza di questo campo e delle conseguenze che avrebbe comportato l’internamento in questo luogo?

Gli abitanti di Fossoli e di Carpi sapevano dell’esistenza del Campo: restano molteplici testimonianze sia scritte sia orali di abitanti delle zone limitrofe, alcuni impegnati anche a rifornire di viveri il Campo stesso. Riguardo alle conseguenze dell’internamento, considerata la segretezza dell’esistenza dei campi di sterminio, forse in pochi immaginavano il destino dei prigionieri. Loro stessi pensavano a un futuro in un campo di lavoro in Germania, ma il nome e la funzione di Auschwitz o Buchenwald erano sconosciuti.

5° Oggi, Fossoli è solo un luogo di ricordo oppure è anche un luogo di partecipazione attiva per convincere e attirare le persone educandole alla sensibilizzazione a un messaggio di tolleranza e pace?

Il Campo Fossoli, attraverso le attività della Fondazione, non è solo un luogo di ricordo, ma un luogo di partecipazione attiva dei cittadini e degli studenti attraverso una ricca proposta culturale: visite guidate ai luoghi della memoria (il Campo di Fossoli, il Museo al Deportato e la Sinagoga); progetti didattici specificatamente realizzati per le scuole; attività di ricerca e di divulgazione nelle più varie forme (convegni, seminari, letture pubbliche, spettacoli). Tutto ampiamente documentato sul sito internet ufficiale della Fondazione.

6° Essendo il Presidente di una Associazione che si occupa di barriere architettoniche le chiedo: il campo di Fossoli è accessibile a persone con disabilità fisica e sensoriale?

Il Campo di Fossoli è accessibile a persone con disabilità fisiche e attraverso l’app dedicata è possibile ascoltare informazioni sul Campo stesso. Anche il Museo-Monumento al Deportato di Carpi è accessibile alle persone con disabilità fisica e sensoriale. La Fondazione Fossoli si impegna ad incrementare sempre più l’accessibilità dei propri siti, anche attraverso formazioni specifiche rivolte agli operatori che erogano le visite guidate.

7° Esistono testimonianze lasciateci dai sopravvissuti da Fossoli? Alla visita del Binario 21 di Miano c’è una testimonianza tremenda che racconta come il viaggio da Fossoli a un’altra destinazione ignota venisse vista come una liberazione e come una speranza verso una condizione di vita migliore. Che libri consiglia di leggere su Fossoli? Esistono film e documentari su Fossoli?

Esistono numerose testimonianze scritte del passaggio a Fossoli di sopravvissuti ai campi nazisti tra cui quella di Primo Levi che cita il Campo nelle prime pagine di “Se questo è un uomo”, quelle rese da Nedo Fiano, Gilberto Salmoni, Lodovico Barbiano di Belgiojoso, Enea Fergnani, Luciana Nissim e molti altri. Esistono anche testimonianze rese attraverso il medium audiovisivo, come ad esempio il documentario realizzato dalla Fondazione Fossoli “Crocevia Fossoli”.

8° Sono passato spesso da Fossoli in estate con l’intento di visitare il campo, ma era sempre chiuso e un cartello invitava che il Campo di Fossoli riapriva in ottobre. Era una questione di organizzazione di personale oppure esiste un motivo fisico?

Ci dispiace per il disagio. La chiusura estiva del Campo di Fossoli va metà luglio alla metà di settembre, con la riapertura in occasione del FestivalFilosofia; in questo periodo, le condizioni ambientali sono particolarmente sfavorevoli alla visita e ai volontari che collaborano con la Fondazione per la custodia e l’apertura della baracca ricostruita. Nei periodi di chiusura è comunque sempre possibile prenotare una visita guidata. Il calendario delle aperture e delle chiusure, oltre ad essere affisso sul luogo, è visibile sul sito internet fondazionefossoli.org e riportato dalla voce registrata della segreteria durante i periodi di chiusura estiva dell’ufficio. Auspichiamo in futuro di ampliare le possibilità di visita per il pubblico anche nel periodo estivo.

9° Come Fondazione Fossoli avete attività didattiche con scuole oltre che organizzare convegni? Organizzate anche viaggi da Fossoli a Milano, Mauthausen, Auschwitz?

Come anticipato, le attività didattiche sono numerose e diversificate, come documentato sul sito internet. La Fondazione Fossoli, nell’ambito della sua iniziativa “Storia in viaggio” ha negli anni organizzato diverse attività didattiche rivolte a studenti verso Auschwitz, Mauthausen e altri luoghi di memoria in Italia e all’estero.

10° Che significato ha per lei essere Presidente della Fondazione Fossoli?

Essere presidente della Fondazione significa sentire il peso di una grande responsabilità, che deriva dal gravoso impegno che ricade sul CdA e sullo staff della Fondazione Fossoli: generare opportunità di conoscenza, capacità critica e coscienza civile a partire dalle drammatiche vicende storiche e dalle memorie, individuali e collettive, stratificate nella vita del Campo, affinché il passato resti tale e non possa ripresentarsi.

11° Come viene finanziata la gestione dei campi di Fossoli, ci sono problemi con la politica?

Fin dalla sua costituzione (1996), la Fondazione Fossoli riceve un finanziamento dal Comune di Carpi per la gestione dei luoghi di memoria (il Campo Fossoli, il Museo-Monumento al Deportato, il complesso delle Sinagoghe); nel tempo si sono aggiunti i finanziamenti, su progetto, della Fondazione Cassa di Carpi e, da ultimo (2018) il finanziamento del Ministero dei Beni culturali (i nostri bilanci sono pubblici sul sito internet).

PS: Manuela Ghizzoni ci informa che stanno lavorando anche sull’accessibilità del sito Internet della fondazione per renderlo fruibile anche ai non vedenti.

Ricordo che il sito della Fondazione Fossoli è: https://www.fondazionefossoli.org/

Ringrazio la Prof.ssa Ghizzoni per averci concesso questa intervista.

Antonio Capoduro

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