Basilica di Santa Maria Novella

Dove si trova

Un po’ di storia

La Basilica di Santa Maria Novella è una delle più importanti chiese di Firenze e sorge sull’omonima piazza. Se Santa Croce era ed è un centro antichissimo di cultura francescana e Santo Spirito ospitava l’ordine agostiniano, Santa Maria Novella era per Firenze il punto di riferimento per un altro importante ordine mendicante, i domenicani. Nel 1219 dodici domenicani arrivarono a Firenze da Bologna, seguiti da Frate Giovanni da Salerno. Nel 1221, ottennero la piccola chiesa di Santa Maria delle Vigne, così chiamata per i terreni agricoli che la circondavano (all’epoca fuori dalle mura). Questa chiesetta, di proprietà dei canonici del Duomo, era stata consacrata nel 1049 o, secondo altre fonti, nel 1094, anche se questa seconda ipotesi è più probabile, poiché nell’Archivio Capitolare della cattedrale fiorentina è conservato un documento che menziona questa data. Ad ogni modo, della chiesetta antica sono stati trovati alcuni resti sotto l’attuale sacrestia, in particolare le basi di alcuni pilastri romanici.

Nel 1242 la comunità domenicana fiorentina decise di iniziare i lavori per un nuovo e più ampio edificio, ottenendo dal papa la concessione di indulgenze per chi avesse contribuito economicamente ai lavori già a partire dal 1246. Il 18 ottobre 1279, durante la festa di San Luca, venne celebrata nella cappella Gondi la cerimonia della posa della prima pietra con la benedizione del cardinale Latino Malabranca Orsini, anche se di fatto i lavori erano già da tempo iniziati. La nuova chiesa aveva la facciata orientata verso sud. La costruzione fu completata nella metà del XIV secolo.

Il progetto, secondo fonti documentarie molto controverse[ si deve a due frati domenicani, fra’ Sisto da Firenze e fra Ristoro da Campi, ma partecipò all’edificazione anche fra’ Jacopo Passavanti, mentre il campanile e buona parte del convento si deve all’intervento immediatamente successivo di fra’ Jacopo Talenti e di Benci di Cione Dami. La chiesa, sebbene già conclusa verso la metà del Trecento con la costruzione dell’adiacente convento, fu tuttavia ufficialmente consacrata solo nel 1420 da papa Martino V che risiedeva in città.

Su commissione della famiglia Rucellai, Leon Battista Alberti disegnò il grande portale centrale, la trabeazione e il completamento superiore della facciata, in marmo bianco e verde scuro di Prato (serpentino), terminata nel 1470. Dopo il Concilio di Trento, tra il 1565 e il 1571 la chiesa fu rimaneggiata ad opera di Giorgio Vasari, con la rimozione del recinto del coro e la ricostruzione degli altari laterali, che comportò l’accorciamento delle finestre gotiche. Tra il 1575 e il 1577 fu costruita da Giovanni Antonio Dosio la cappella Gaddi. Un ulteriore rimaneggiamento si ebbe tra il 1858 e il 1860 ad opera dell’architetto Enrico Romoli.

Il primo intervento si ebbe verso il 1350, quando il registro inferiore fu ricoperto di marmi bianchi e verdi grazie ai fondi da un tale Turino del Baldese deceduto due anni prima. In quella circostanza furono fatti i sei avelli o arche tombali, i due portali laterali gotici e, forse, anche l’ornamentazione marmorea a riquadri e archetti ciechi a tutto sesto fino al primo cornicione, che assomigliano a quelli del battistero di San Giovanni. L’oculo più in alto risulta aperto dal 1367.

I lavori in seguito si interruppero e durante il Concilio di Firenze, che si tenne anche nel convento dal 1439, venne ribadita la necessità di provvedere al completamento della facciata. Solo un ventennio dopo si offrì il ricco mercante Giovanni di Paolo Rucellai, che ne affidò il progetto al suo architetto di fiducia, Leon Battista Alberti.

Note sull’accessibilità

Questa meravigliosa basilica è resa accessibile a persone con disabilità motoria attraverso l’ingresso laterale sinistro che presenta una piccolo portone e posto in fotografia.

Svoltando a destra si accede direttamente al chiostro. Il resto della Basilica è interamente accessibile, con qualche leggerissima pendenza per accedere all’interno della basilica dal chiostro.

In esplorazione al BIT Rho Milano Fiera 2025

ANTO nel tentativo di creare una rete di collaboratori/informatori e farsi conoscere le attività associative con il presidente e la segretaria è andato alla fiera del turismo più importante d’Italia.

Abbiamo esplorato per lo più il padiglione italiano e ci siamo lustrati gli occhi di quante meraviglie sono presenti nel nostro paese e di quanto sia difficile rendere l’Italia più aperta verso le persone con difficoltà. In alcuni casi non si può intervenire, ad esempio sulle montagne e sulle scogliere; in altri casi si può e si deve intervenire per migliorare il turismo accessibile. Ma partiamo dalle basi.

Le basi sono l’accessibilità ai vari stand presenti in fiera. Per una persona in carrozzina i banconi degli stand dove vengono collocate le brochure e i volantini sono troppo alti, quindi già apprendiamo una discriminazione, perché evidentemente chi opera nel settore ignora le problematiche sin da principio, ovvero dall’esposizione delle bellezze territoriali e attrazioni turistiche. Risultato di questo ostacolo è che il Presidente in carrozzina si doveva alzare in piedi in modo precario per vedere il materiale presente sul bancone ed ascoltare le parole degli addetti agli stand.

Ma alla domanda chiave: avete materiale riguardante l’accessibilità dei luoghi, ecco che la maggior parte degli operatori si trovavano in difficoltà perché nessuno aveva qualcosa di specifico da mostrare al pubblico se non inquadrare il qrcode e accedere al sito e cercare la sezione dedicata all’accessibilità. La Associazione Nazionale Turismo Open si rende conto che il turismo è soprattutto per persone normodotate, ma l’Istituto Nazionale di statistica ha calcolato che le persone con disabilità sono oltre tre milioni senza contare le persone con disabilità temporanea; ma ignorare che esista una fetta di popolazione che ha difficoltà di deambulazione, sensoriale o altro è molto grave per un paese che possiede il maggior numero di luoghi ad altissimo interesse turistico del mondo.

Abbiamo trovato qualcosa sparso, ma nulla di realmente importante ed organizzato. Ecco perché ritengo che il lavoro intrapreso dall’Associazione Nazionale Turismo Open sia importante, sarebbe opportuno che il Ministero del Turismo censisse tutti i luoghi accessibili e li rendesse disponibili, ma parlando con il responsabile dello stand del Ministero ha spiegato che esistono solo dei progetti accessibili e se i progetti si presentano agli uffici di competenza ministeriale allora può essere che possa venire in soccorso lo stato, ma sappiamo come funziona l’apparato burocratico italiano.

Risultato finale di questa indagine presso il BIT di Rho Fiera Milano è che qualcosa si sta facendo, ma sono singole associazioni e stazioni balneari (hotel e bagni). La Associazione Nazionale Turismo Open promuove qualsiasi azione che sia rivolta all’accessibilità. Un percorso interessante ed affascinante, ma anche complesso e variegato.

Antonio Capoduro
Presidente Associazione Nazionale Turismo Open

Anno nuovo, tempo di riflessioni e di bilanci delle attività della Associazione Nazionale Turismo Open: uno slancio verso il futuro

L’Associazione Nazionale Turismo Open è in grande espansione se consideriamo che è stata costituita solo a marzo del 2023; durante il quale è stato dato un impianto stabile e coerente al sito web, nostra principale fonte di visibilità insieme ai nostri canali social: facebook, twitter (x.com), instagram e YouTube.

Le visite

La Associazione Nazionale Turismo Open ha visitato e classificato secondo i propri criteri di valutazione, sintetizzate in stelline i seguenti luoghi suddivisi per regioni:

Emilia-Romagna

Città di Bologna: Basilica di San Petronio (1 stellina)
Città di Modena: Museo Enzo Ferrari (3 stelline)
Provincia di Modena: Nirano – Salse (5 stelline)
Città di Parma: Galleria Nazionale (3 stelline)
Provincia di Parma: Fontanarello – Labirinto di Franco Maria Ricci (3 stelline)
Città di Piacenza: Basilica del Santo Sepolcro (0 stelline), Basilica di Santa Maria di Campagna (3 stelline)
Provincia di Reggio Emilia: Il borgo fortificato di Castellarano (RE) (1 stellina), Marola e i suoi metati (3 stelline)
Città di Ravenna: Battistero degli ariani (3 stelline)

Lazio

Provincia di Roma: Museo Archeologico Nazionale di Civitavecchia (1 stellina)

Lombardia:

Città di Brescia: Chiesa di Santa Maria dei Miracoli (3 stelline), Tempio Capitolino (5 stelline)
Città di Como: Basilica di Sant’Abbondio (3 stelline), Basilica di San Fedele (1 stellina), Duomo (3 stelline), Tempio Voltiano (3 stelline)
Città di Milano: Basilica di Sant’Ambrogio (4 stelline), Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore (5 stelline), Chiesa di San Satiro (3 stelline), Duomo (5 stelline), Memoriale della Shoah (3 stelline), Museo Poldi-Pezzoli (1 stellina)

Piemonte

Città di Torino: Real Chiesa di San Lorenzo (3 stelline)
Provincia di Torino: Sant’Ambrogio – San Michele (3 stelline), Reggia di Venaria Reale (5 stelline)

Sicilia

Città di Palermo: Palazzo dei Normanni (3 stelline)

Toscana

Città di Firenze: Museo Nazionale del Bargello (1 stellina), Museo del trenino: H0 (3 stelline)
Provincia di Pisa: Museo Piaggio a Pontedera (3 stelline)

Veneto

Provincia di Vicenza: Due0000ville – La sorgente del Bacchiglione (3 stelline)
Provincia di Venezia: Stra – Museo Villa Pisani (3 stelline)

I percorsi

Abbiamo iniziato ad elencare i principali percorsi accessibili e più rapidi per andare da a mete più o meno importanti come:

Città di Milano: dalla Stazione Centrale a Duomo
Città di Brescia: dalla Stazione Ferroviaria a Piazza della Vittoria.

Le interviste

Abbiamo iniziato a fare interviste a sindaci, musei, fondazioni e organizzazioni di assistenza per disabili e persone con difficoltà:

Sindaco di Cinto Caonaggiore
Direttrice Musei del Bargello – Firenze
Presidente Fondazione Fossoli – Carpi (MO)
Direttrice Sala Blu (Servizio di assistenza ferroviaria)

I Partner

Abbiamo raccolto partner come:

Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano
Fondazione Fossoli
Fondazione PartecipaMI
IdeaNatura snc

I nostri progetti

E’ in cantiere su idea di Antonio Capoduro insieme a Giovanni Lodetti il Museo Multimediale della Scherma M° Marcello Lodetti; progetto che ha ricevuto i seguenti Patrocini: CONI Lombardia, FIS Lombarsia, CIP Lombardia, Panathlon Italia, Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano, Unione Nazionale Veterani dello Sport, Federazione Italiana dello Sport Universitario, Associazione internazionale di Psicologia e Psicanalisi dello Sport, Società Italiana Storici dello Sport e Associazione Nazionale Turismo Open.

Siamo in attesa del Patrocinio di Milano-Cortina e della Ragione Lombardia.

Eventi in cui abbiamo partecipato

Milano: Dicembre 2023: “Vita indipendente in Regione Lombardia”
Rozzano: Maggio 2024: “Ho Voglia di te, sessualità e disabilità”
Firenze: Novembre 2024: I luoghi dello sport”

Work in progress

In virtù di quanto esposto finora, la Associazione Nazionale Turismo Open intende proseguire il proprio lavoro di sensibilizzazione per migliorare la qualità del turismo accessibile, arricchire il numero di attrazioni turistiche con piccoli interventi e segnalazioni, prestare maggiore attenzione verso il pubblico visti i risultati in costante crescita in termini di visualizzazioni ed intende aumentare la quantità di informazioni fornite. aumentare i servizi e migliorare la qualità della reperibilità delle informazioni e soprattutto farsi portabandiera del concetto che il turismo accessibile aumenta il business.

Infine vorremmo accingere qualche finanziamento esterno per avere maggiori possibilità di agevolare e incrementare i nostri servizi.

Ricordo che ogni cosiglio, critica, partecipazoione attiva è ben accetta; attraverso il contributo e le idee di tutti è possibile crescere e migliorare. Siete i benvenuti.

Antonio Capoduro
Pres. Associazione Nazionale Turismo Open

Reggia di Venaria Reale

Dove si trova

La reggia di Venaria Reale è una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell’umanità dal 1997.

1658-1699: la Residenza di piacere e caccia
A metà del XVII secolo il duca Carlo Emanuele II di Savoia e la duchessa Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours decidono di costruire un nuovo gioiello da aggiungere alla corona di residenze che circonda Torino. L’incarico di disegnare un luogo destinato al piacere e alla caccia viene assegnato all’architetto di corte Amedeo di Castellamonte. Il progetto, di grandioso impatto scenografico, comprende il palazzo, il parco, i boschi di caccia e un intero borgo. La residenza nasce insieme ai giardini all’italiana e un gioco di sculture, e poi ancora: fontane, scalinate spettacolari e terrazze su più livelli, un Parco alto al piano del palazzo e un Parco basso al piano della Peschiera. L’intera composizione è resa unica dalla linea prospettica che taglia il Borgo e continua nel cuore della Reggia lungo il canale che collega la Fontana d’Ercole al Tempio di Diana.

1699-1798: il Palazzo dei Re
A partire dal 1699 l’architetto Michelangelo Garove progetta nuovamente il complesso della Reggia per darle un carattere più grandioso, secondo le ambizioni di Vittorio Amedeo II. I Giardini vengono completamente ridisegnati alla francese, con prospettive aperte sull’infinito e un nuovo respiro, come detta il gusto della più grande corte europea, Versailles. Intanto il duca diventa re: nel 1716 affida il progetto di ampliamento a Filippo Juvarra, che con la sua Galleria Grande, la Cappella di Sant’Uberto, la Citroniera e la Scuderia, porta la Reggia tra i capolavori del barocco. Nel 1739 Carlo Emanuele III incarica Benedetto Alfieri di dare unità al complesso con un sistema di gallerie di comunicazione e ambienti di servizio, tra cui le scuderie e il maneggio coperto. La Reggia prosegue la sua vita di corte durante il regno di Vittorio Amedeo III e di Carlo Emanuele IV, fino al declino dell’Antico Regime.

1798-1999: il periodo militare e il declino
La trasformazione della Reggia in caserma comincia all’inizio dell’Ottocento dopo l’arrivo di Napoleone, la fuga e il successivo ritorno dei Re. Scompare il disegno dei Giardini, spianati in una piazza d’armi per le esercitazioni militari. Cavalli, cannoni e moschetti sostituiscono aiuole, fontane e sculture. Il complesso conosce le divise delle guerre d’Indipendenza e quelle dell’esercito italiano durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Tolto il presidio militare, la Reggia diventa preda dei vandali, che spogliano il palazzo di tutti i materiali riutilizzabili. Un periodo d’oblio riscattato dai generosi tentativi della comunità e della Soprintendenza dei Beni Architettonici di scongiurare l’irreparabile.

1999-2007: il cantiere di restauro
Il restauro della Reggia e dei Giardini è parte del Progetto La Venaria Reale, che include anche il recupero del Borgo Antico e del Parco della Mandria. Avviato nel 1999 dal Ministero dei Beni e le Attività Culturali e dalla Regione Piemonte, con il sostegno dell’Unione Europea e del Ministero dell’Economia e la collaborazione della Provincia di Torino, del Comune di Venaria e del Comune di Torino, il progetto riporta alla luce affreschi, decorazioni e testimonianze archeologiche attraverso metodologie di intervento all’avanguardia. È la più grande opera di conservazione di un bene culturale mai realizzata in Europa. 100.000 metri quadrati della superficie dell’intero complesso sono stati restaurati, 9.500 metri quadrati di stucchi recuperati, 1.000 di affreschi riportati alla luce. Gli ettari di Giardini già visitabili sono 50, 200.000 le nuove piantumazioni, 11 i milioni di litri d’acqua nella Peschiera, 4.500 i metri quadrati delle Scuderie Juvarriane. Viene compiuta la riqualificazione di un intero territorio alle porte di Torino.

dal 2007: la rinascita
L’inaugurazione – il 12 ottobre 2007 – restituisce al pubblico la Reggia e i suoi Giardini. L’architettura, la storia, il paesaggio, i moderni linguaggi artistici, capolavori d’arte e uno spettacolare ed evocativo allestimento sugli stili di vita del Seicento e Settecento offrono ai contemporanei lo splendore di una grande corte europea. Attraverso il percorso di visita, le mostre, gli spettacoli, i concerti, i convegni e i piaceri enogastronomici, la regalità e il piacere di vivere sono tornati di casa alla Reggia di Venaria.

Accessibilità alla Reggia di Venaria Reale

La Reggia di Venaria Reale e le zone destinate alle mostre temporanee, quali le Scuderie Juvarriane e la Sala delle Arti, sono prive di ogni barriera architettonica. La presenza di ascensori, rampe e scivoli agevola lo spostamento tra i vari corpi e i vari piani.

È consentito l’accesso in completa autonomia a persone in carrozzine e passeggini. Al punto di accoglienza sono disponibili sedie a rotelle (da verificare in loco). Potete trovare informazioni più dettagliate a questo link: https://lavenaria.it/it/visita/accessibilita/disabilita-motoria-passeggini

Ingresso principale

Rampe per la discesa al piano interrato

Pianta complessiva delle Reggia di Venaria

Immagine che contiene mappa, testo, schermata, Piano

Descrizione generata automaticamente

Pianta del piano seminterrato

Piano seminterrato

Ascensore del seminterrato per l’accesso al Piano Nobile

Ascensore al Piano Nobile

Ascensore al Piano Nobile per la salita all’ingresso
della mostra nella Sala delle Arti

Toilette al piano Sala delle Arti

Numerosi sono i bagni accessibili presenti lungo il percorso della visita

Ascensore della Sala della Arti al termine della mostra per la discesa al piano

Passaggi tra le varie sale del Piano Nobile prive di qualsiasi ostacolo

Ascensore dal Piano Nobile per la discesa alle Scuderie, al book Shop e alla Cappella Sant’Uberto

Rampe per l’ingresso nella Cappella Sant’Uberto e per l’uscita dalla Reggia

Accesso dal Book Shop alle scuderie Juvarriane

Ascensore di accesso alla Chiesa di Sant’Uberto

I giardini

Sono accessibili sia dal Piano Nobile della Reggia, dal book shop e dal cancello situato sotto l’orologio all’ingresso del complesso.

Accesso ai giardini dal Book Shop

Rampa per accedere ai Giardini dalla Balconata
del Piano Nobile

Ingresso per accedere direttamente
dalla piazza ai Giardini

Mezzi di locomozione

La presenza di ghiaietta nei vialetti dei giardini potrebbe rendere un po’ difficoltosa la movimentazione delle carrozzine, ma a disposizione del pubblico con difficoltà motorie, c’è la possibilità di utilizzare gratuitamente mezzi di locomozione elettrici sui lunghi percorsi in esterno.

Carrozzelle elettriche a disposizione dei visitatori all’ingresso sotto l’orologio

Trenino

Altra possibilità per la visita dei giardini è quella di effettuarla a bordo di un trenino  

Uscita dalla Chiesa di Sant’Uberto

Biglietteria

La biglietteria è collocata in un altro edificio, poco distante dall’ingresso della Reggia, in Via Andrea Mensa 34. Anche questi locali hanno la completa accessibilità.

Parcheggio Castellamonte in prossimità della Reggia

Ampi parcheggi sono disponibili presso la  Reggia: quello  più in prossimità  è il Parcheggio Castellamonte è disponibile a circa 200 metri dall’ingresso. Ci sono spazi riservati a disabili e un’apposita rampa di accesso per carrozzelle.

Non solo disabilità motorie

La Reggia di Venaria rende accessibile i suoi spazi non solo alle persone con disabilità motorie ma anche alle altre tipologie di disabilità: Qui di seguito le proposte di visita:  

La Reggia è raggiungibile da Torino grazie ad una linea dedicata Venaria Express, treno, mezzi pubblici e aereo.

Per indicazioni dettagliate consultare il sito https://lavenaria.it/it/visita/come-arrivare

Il museo del trenino a Firenze

Firenze è una delle maggiori città d’arte del mondo, ma Firenze non finisce mai di stupire, Firenze è bella di giorno come di notte; Giotto, Brunelleschi, Michelangelo, Botticelli ecc. hanno regalato a questa città un potere magico di incantare i visitatori di tutto il mondo di riempirsi gli occhi di bellezza.

Dove si trova

Ma Firenze non è solo arte, da pochi anni è anche sede del più grande plastico ferroviario d’Europa, con i suoi 280mq, laddove c’era un vecchio cinema fallito da anni, ora ha trovato questo capolavoro ferromodellistico interamente in scala H0, ovvero 1:87.

Da Piazza Santa Maria Novella per raggiungere il lato sinistro del Lungo Arno, a metà strada, esattamente in Piazza degli Ottaviani 28 si trova il museo del trenino.

L’emozione di trovarsi di fronte a un vero capolavoro di amore verso il trenino, l’emozione di rimanere incantati di fronte a scene di vita quotidiana in scala, c’è anche la scena di un crimine perché al curatore del plastico piacevano i gialli. L’emozione di trovarsi dettagli tanto precisi e curati esprimono tutta la maestria artigianale e la passione per i treni.

Il percorso di visita inizia con l’esplorazione del plastico ferroviario, protagonista di una coreografia poetica di luci, suoni e proiezioni ideate con cura dallo studio milanese Karmachina, in collaborazione con il curatore Alberto Salvadori, per accentuarne la resa scenica.

L’atmosfera all’interno del plastico percorre tutte le fasi del giorno e della notte accompagnate da un sottofondo musicale jazzistico della tromba di Miles Davis restituisce al visitatore una esperienza unica tutta da ammirare, oltre 70 treni che vanno, vengono si fermano alle stazioni, ai semafori tutti guidati da una cabina di controllo reale e fedele all’originale, vedere le gallerie elicoidali per fare salite incredibili in poco spazio, ponti, fiumi, automobili, persone.

Insomma il Museo del Trenino a Firenze è un motivo in più per visitare Firenze, pur con tutta l’arte e la storia presente nella città; anche il plastico ferroviario è un’arte. Quindi una meta fiorentina assolutamente da non perdere che è pensata con attenzione al coinvolgimento di ogni membro della famiglia che trasforma il visitatore in uno spettatore privilegiato di un mondo affascinante che si evolve nel tempo.

Il museo è interamente accessibile a persone con disabilità. Per accedere al museo è presente una pedana che permette di superare tre gradini all’ingresso. Essendo un ex cinema, per salire al piano superiore è presente un ascensore e un montascale dove è possibile visionare un documentario su come è nato il plastico e sul lavoro ingegneristico per il trasporto da Scandicci all’attuale localizzazione.

La sorgente del Bacchiglione (VI)

Una risorgiva, o fontanile, è una sorgente di acqua dolce di origine naturale, talvolta fatta emergere dall’uomo, tipica dei terreni di piana alluvionale come la Pianura Padano-Veneta.

Dove si trova

Il fiume Bacchiglione nasce ai piedi delle Prealpi vicentine e percorre un ampio tratto della Pianura Padana, attraversando due grandi città, Vicenza e Padova. Sin dall’antichità ha rappresentato un’importantissima via di comunicazione e le sue acque sono state sfruttate per molteplici attività produttive e commerciali.

Il nome antico di questo fiume era “Edrone”, come menzionato per la prima volta negli scritti di Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. mentre il nome attuale “Bacchiglione” potrebbe derivare dal verbo dialettale “bacajare” ovvero rumoreggiare, chiacchierare in continuazione, forse perché il gorgoglìo prodotto dall’acqua durante le piene è simile al vociare umano.

Nella Pianura Veneta, nell’area intorno a Dueville, le acque che scorrono in profondità incontrano strati di argilla impermeabile sempre più consistenti, che ne ostacolano il deflusso sotterraneo e che le “costringono” ad affiorare spontaneamente in superficie. In questo modo si formano le suggestive polle sorgive: piccoli avvallamenti in cui il perenne scaturire dei fiotti d’acqua origina un ruscello detto “di risorgiva”.  Alcune di queste polle, segnalate nella mappa delle Risorgive del Bacchiglione, sono visibili anche all’interno della nostra area! Scopri di più nella pagina “Visita le Risorgive”.

L’acqua delle risorgive ha diverse peculiarità: è limpidissima e, grazie alla sua temperatura costante (tra i 10° ed i 13°C), crea un microclima particolare perfetto per ospitare specie animali e vegetali non comuni nelle zone limitrofe.

Note sull’accessibilità

Come potete vedere lungo il percorso il terreno è ben battuto ed è abbastanza comodo per le persone in carrozzina. Ovviamente tutto cambia quando è bagnato.